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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, II, 23
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originale
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[23] Omnium autem rerum nec aptius est quicquam ad opes tuendas ac tenendas quam diligi nec alienius quam timeri. Praeclare enim Ennius 'Quem metuunt oderunt; quem quisque odit, perisse expetit'. Multorum autem odiis nullas opes posse obsistere, si antea fuit ignotum, nuper est cognitum. Nec vero huius tyranni solum, quem armis oppressa pertulit civitas ac paret cum maxime mortuo interitus declarat, quantum odium hominum valeat ad pestem, sed reliquorum similes exitus tyrannorum, quorum haud fere quisquam talem interitum effugit. Malus enim est custos diuturnitatis metus contraque benivolentia fidelis vel ad perpetuitatem.
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traduzione
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23. Fra tutti questi mezzi nessuno ? pi? adatto a difendere e a conservare il potere dell'essere amati e nessuno ? pi? contrario dell'essere temuti. Benissimo, infatti, dice Ennio:
'odiano colui che temono, e colui che ciascuno odia desidera che perisca'.
Si ? visto poco tempo fa, se prima non lo si sapeva, che nessun potere pu? resistere all'odio di molti. E non solo di questo tiranno, che la citt? sopport?, pur oppressa dalle sue armi, la morte dimostra quanto l'odio degli uomini valga a far cadere in rovina, ma anche la fine si mile degli altri tiranni, quasi nessuno dei quali riusc? a sfuggire ad una simile morte. La paura, difatti, ? una cattiva sorvegliante di un prolungato dominio, mentre la benevolenza ? fedele custode e lo fa durare addirittura in eterno.
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